Ci sono dei libri che vuoi scrivere da sempre – Ferrari Rex è certamente uno di questi. Ci sono altri libri che, un bel giorno, capisci che spetta a te scrivere – ed è il caso de La Congiura degli innocenti. Poi ci sono quei libri che in realtà sai che non vuoi scrivere. E questo è il caso di Gilles Villeneuve – L’uomo, il pilota e la sua leggenda, che con Umberto ho pubblicato per Baldini+Castoldi nell’autunno del 2021.
La ragione per la quale a lungo non ho voluto scrivere un libro su Gilles è presto detta. Gilles è stato una delle icone della mia Formula 1, di quella Formula 1 che guardavo da ragazzo. Da una parte, pensavo, scrivere di lui sarebbe stato semplicissimo poiché l’epopea di Gilles l’avevo vissuta per intero. Dall’altra però, proprio perchè “io c’ero,” scrivendo di Gilles sapevo di poter correre il rischio di essere scontato – vorrei quasi dire, banale. E quando scrivi, tu vuoi essere tutto fuorchè banale. Per anni, nel corso di qualche presentazione o partecipazione televisiva, tanto io quanto Umberto ci siamo sentiti chiedere quando avremmo scritto un libro su Gilles. E la risposta, in maniera diplomatica, era sempre stata la stessa… mai. Poi però, dopo il successo de Il grande libro della Formula 1, che ci ha riportato a scrivere insieme e a scrivere di nuovo per B+C, pensando a cosa fare dopo, ci siamo entrambi ritrovati a pensare che, dopo tutto, non aveva torto chi, per anni, ci chiedeva di scrivere di Gilles.
Così decidemmo di provarci. Ma a un patto. Se quanto stavamo scrivendo sapeva troppo, per così dire, della nostra gioventù. O se il libro iniziava pericolosamente a prendere la piega dell’agiografia, ecco, quello sarebbe stato il momento di smettere e di metterci a lavorare su qualche cosa d’altro. Invece…
Quando riceve una telefonata da Maranello, sulle prime Gilles pensa a uno scherzo. La moglie Joann gli passa la cornetta e gli dice che è qualcuno che chiama da lontano. Quel qualcuno parla inglese con un accento straniero. Si presenta come Ennio Mortara. Dice di parlare per conto di Enzo Ferrari e di cercare un certo Gilles Villeneuve. Nessuno a Maranello, all’infuori di Ferrari e di Mauro Forghieri, ha mai sentito o pronunciato quel nome. Gilles risponde che l’ha trovato. Gilles Villeneuve è lui. A quel punto Mortara gli chiede senza alcun preambolo se è interessato a correre per la Ferrari. Ed è in quel momento che, nonostante i modi professionali dell’uomo all’altro capo del telefono, Gilles pensa che si tratti di uno scherzo. Ma la sensazione di vivere al confine con la realtà non abbandona completamente Gilles fino a quando, qualche giorno dopo, Mortara non richiama per avere conferma del volo e dell’orario di arrivo.
(Gilles Villeneuve – L’uomo, il pilota e la sua leggenda, Capitolo 1 – Una fortunata coincidenza)
… invece, lavorando con il nostro solito metodo, vale a dire ricerche sulla stampa dell’epoca, interviste ai protagonisti di allora – quelli veri, non quelli che si scoprono protagonisti troppi anni dopo per essere credibili, e ce ne sono sempre tanti! – una scelta accurata dei pochi, pochissimi volumi da consultare… beh, molto presto ci siamo accorti che un libro su Gilles scritto da noi poteva davvero avere un senso. Prima di tutto per noi stessi. E poi c’era un anniversario importante perchè l’anno successivo, cioè a maggio 2022, sarebbero caduti i 40 anni dalla morte del canadese volante e l’appuntamento si prestava a una sorta di celebrazione laica di uno dei personaggi che più hanno influito sulla storia della Formula 1.
Ma a questo punto, vista l’apparente arrendevolezza di Ferrari sul discorso gestione della vita del pilota, Parent parte all’attacco e chiede 15.000 dollari in più per le spese di viaggio e alloggio della moglie e dei due figli di Gilles, il quale non solo non è disposto a lasciarli in Canada, ma vuole pure portarseli appresso ad ogni gran premio europeo. Ferrari si irrigidisce di nuovo. È l’accenno ai figli di Gilles ad infastidirlo. “Noi non vogliamo avere a che fare con dei bambini,” replica secco. “Se succede un incidente abbiamo già abbastanza da pensare per la moglie, anche senza i bambini.” Parent e Gilles restano senza parole. Parent non ha una vera esperienza a livello di corse e per Gilles le corse sono state fino ad oggi un grande e bellissimo gioco. Ma per Ferrari le cose stanno in modo diverso. Ferrari è nel mondo delle corse dal 1919 e in questi 58 anni ha vissuto più drammi di quanti non gli interessi ricordare. Parent chiede il perché di una risposta tanto cruda. Una risposta che certamente né lui né Gilles si aspettavano di sentire. Ferrari non si scompone e risponde che “ogni volta che un pilota parte per una corsa, lo cancelliamo dal nostro libro. Quando torna indietro,” dice, “è un regalo.”
(Gilles Villeneuve – L’uomo, il pilota e la sua leggenda, Capitolo 3 – Primo giorno di scuola)
Iniziando a fare ricerche su di lui, abbiamo – banalmente, questo, sì! – scoperto che Gilles era una persona ancora più bella di quanto non pensassimo. Quando parli con chi c’era veramente, con chi ad esempio stava al muretto dei box Ferrari quando Gilles era in pista – sto parlando di Dario Calzavara, vice direttore sportivo della Ferrari di allora – e scopri l’uomo che sta dietro al pilota (e che pilota!), ecco, allora inizi a capire che un libro su Gilles e su quello che ha significato per una intera generazione di appassionati (tra i quali, come detto e mai nascosto, Umberto e il sottoscritto), è qualcosa che, con ogni probabilità, avremmo davvero dovuto scrivere prima.
Di lì a qualche giorno Gilles compie ventisei anni. In realtà ne compie ventotto, ma sentendosi troppo vecchio per iniziare una carriera in Formula 1 alla sua età, l’anno prima si è tolto due anni. Un vezzo che non trova riscontri nella storia della Formula 1. Ma di Gilles Villeneuve, questo lo sappiamo, ce n’è stato uno solo in tutti i sensi. Che siano ventisei o ventotto, Gilles e Joann festeggiano il compleanno a Rio de Janeiro, dove il Circus trascorre la decina di giorni che separano il gran premio di Argentina da quello del Brasile. I coniugi Villeneuve invitano alcuni amici a cena. Tra loro c’è Jochen Mass. Gilles e Jochen hanno legato subito e sono diventati buoni amici. Per ironia della sorte, quattro anni dopo, Jochen sarà l’involontario protagonista della tragedia che porrà fine alla vita di Gilles. Mangiano tutti specialità brasiliane. Tutti tranne Gilles. “Sono un tipico nordamericano,” dice lui. “Mi piace mangiare un hamburger, patatine fritte e Coca-Cola.” E nonostante la sponsorizzazione di Giacobazzi, Gilles non ha un buon rapporto nemmeno con il vino. “Non mi piace il vino,” confida. “Mi fa star male.”
(Gilles Villeneuve – L’uomo, il pilota e la sua leggenda, Capitolo 6 – L’aviatore)
La soddisfazione più grossa – e questo libro di soddisfazioni ce ne sta dando davvero tante – sono state le parole di Joann Villeneuve, la moglie di Gilles, la sera che, nel luglio del 2022 a Mt. Tremblant, in Canada, ho presentato l’edizione in lingua inglese. “Il vostro,” mi ha detto Joann, “è l’unico libro tra quelli che sono stati scritti su Gilles che riesce a trasmettere l’emozione che Gilles era stato capace di creare in quegli anni.” Come non bastasse, Joanna ha aggiunto: “Questa mattina, dal momento che stasera ne avremmo parlato qui, ho deciso di leggerne alcune pagine, giusto per capire che tipo di lavoro avevate fatto. Bene,” dice lei, “dopo qualche pagina ero talmente presa che ho deciso di annullare tutti gli impegni della giornata per continuare a leggerlo. Cosa che ho fatto per intero!”
A memoria d’uomo, a Montecarlo non si ricorda un incidente avvenuto sotto al tunnel. Al solito, viene involontario pensare, Gilles ha osato dove non avrebbe dovuto. E quando i commissari di pista riportano quel che resta della T3 di Gilles ai box e i meccanici scoprono che la scritta GILLES VILLENEUVE posta sul lato dell’abitacolo è stata raschiata dal violento impatto contro il guard-rail, Tomaini perde la pazienza. Prende Gilles da parte e gli parla con la franchezza che una situazione di questo genere richiede. Gli dice apertamente che così non si può andare avanti. Per la Ferrari, che non può permettersi di buttare una macchina ogni gran premio. E anche per lui, perché andare a sverniciare con l’abitacolo una lama tagliente di ferro a oltre 200 all’ora vuol dire rischiare di ammazzarsi. Tomaini non è uomo da fare drammi. Ma dice chiaro e tondo a Gilles che, per il suo bene e certamente per la sua carriera, è meglio che inizi a ragionare di più e a pensare di portare a termine una gara. Da quando corre con il Cavallino, Gilles ha disputato sette gran premi, ma ne ha concluso uno solo.
(Gilles Villeneuve – L’uomo, il pilota e la sua leggenda, Capitolo 7 – La lunga estate calda)
Il libro è diviso in ventisette capitoli – tanti come il mitico numero con il quale Gilles è passato alla storia. Per scelta, abbiamo scritto solo dei cinque annio che Gilles ha trascorso alla Ferrari, dall’autunno del 1977 alla primavera del 1982. Ci sono naturalmente dei flashback nella sua vita precedente, ma solo quando torna utile alla nostra narrazione. Per il resto, in questo libro il lettore trova il Gilles Villeneuve dei suoi anni in Ferrari. Lo sconosciuto canadese che Enzo Ferrari chiama, per motivi noti solo a lui – e la stampa infatti a lungo gli darà del filo da torcere per la sua scelta – per sosituire il dimissionario Niki Lauda, fresco campione del mondo. Il pilota che nei suoi primi mesi a Maranello semplicemente non riesce a prendere le misure all’ambiente della Formula 1, dove sembra incapace di portare a termine un gran premio. E poi, naturalmente, il pilota che arriva a maturazione e entra, passo passo, nella leggenda.
Il giro che compie con un pneumatico che poco alla volta scivola via, con una vettura che resta con tre ruote e un cerchione e poi su tre ruote soltanto mentre quel che rimane della quarta viene trascinata quasi come un rimorchio e Gilles fatica a mantenere il controllo di una T4 sempre meno stabile, è ripreso interamente dalle telecamere della televisione olandese. Nella parte conclusiva del giro, quando la sua monoposto si inclina perché è venuto meno il bilanciamento, Gilles alza la mano destra per segnalare la situazione quantomeno anomala in cui si trova. Come faccia a compiere un intero giro di pista lo sa solo lui anche perché la sua andatura è ridotta, ma fino ad un certo punto.
(Gilles Villeneuve – L’uomo, il pilota e la sua leggenda, Capitolo 13 – Nuvolari!)
Abbiamo detto di Dario Calzavara. Ma non possiamo dimenticare neppure il contributo fondamentale di Antonio Giovinazzi, il primo sponsor di Gilles in Italia. Grazie ai suoi ricordi – e alla collaborazione di suo figlio Jonathan, oggi alla GES della Ferrari – siamo riusciti non solo a ricostruire i primi giorni e poi i primi mesi della permanenza di Gilles in Ferrari, ma anche a seguirlo da vicino – la persona pubblica, ma anche e vorrei dire soprattutto quella privata. Fino a Imola ’82. Anzi, fino al funerale in Canada. Con particolari che solo chi gli viveva accanto poteva sapere.
Il funerale viene celebrato dal reverendo Eugene Dumontière nel pomeriggio del 12 maggio nella chiesa dove Gilles andava da bambino. All’interno de S.te Genevieve de Berthier si sono 900 persone. Altre centinaia sono fuori ad ascoltare la cerimonia trasmessa dagli altoparlanti. Ci sono il primo ministro canadese Pierre Trudeau, il Premier del Québec René Lévesque e tanti rappresentati del mondo della Formula 1. A toccare i cuori di tutti è l’elogio funebre di Jody Scheckter: “Gilles mi mancherà per due motivi. Primo, è stato il più veloce pilota nella storia delle corse. Secondo, è stata la persona più sincera e genuina che abbia mai conosciuto. Ma non se ne è andato del tutto. Il ricordo di quello che ha fatto, di quello che ha ottenuto, rimarrà per sempre con noi.”
(Gilles Villeneuve – L’uomo, il pilota e la sua leggenda, Capitolo 24 – Zolder)